DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.
Rispetto e solidarietà per Alfredo Cospito, che si sta battendo contro una delle più raffinate e atroci forme di repressione di cui si mostra capace lo Stato democratico della borghesia italiana.
La sua vicenda politico-giudiziaria è solo la punta dell'iceberg di quel che la dittatura della borghesia sta preparando, e ha sempre preparato, per affrontare e reprimere lo scontro sociale che la crisi economica genera lentamente ma inevitabilmente. Lo fa, alternando storicamente (come le si conviene!) le forme complementari del fascismo e della democrazia, che solo reazionari in malafede possono spacciare per “contrapposte”.
Leggi tutto...Il 13 ottobre scorso, a Teheran, Masha Amini, una ragazza ventiduenne originaria del Kurdistan iraniano, veniva arrestata dalla polizia religiosa per un “uso improprio” del velo. Tre giorni dopo, la giovane moriva per le botte ricevute alla stazione di polizia. La morte di Masha, com'è noto, è stata la scintilla perché esplodessero le contraddizioni che da tempo covano in seno alla società iraniana e ha dato l'avvio a un'ondata, ancora ben lontana dal placarsi, di forti proteste. Lo Stato ha risposto con una violentissima campagna repressiva: aggressioni alle manifestazioni, arresti e incarcerazioni, spari sulla folla e omicidi a sangue freddo (che hanno colpito perfino un bambino). A dimostrare sono soprattutto ragazze giovanissime, cui si sono presto uniti loro coetanei e adulti di entrambi i sessi. A loro si sono uniti, con scioperi vigorosi, i proletari iraniani già da tempo in fermento, come i lavoratori del complesso petrolchimico Damavand di Assalouyeh, delle raffinerie di Abadan e Kangan, della fabbrica di pneumatici Kian Tire presso Teheran, di fabbriche di trattori (si calcola che qualcosa come 2000-3000 scioperi all'anno si siano verificati nel Paese negli ultimi anni), di altri impianti e luoghi di lavoro in giro per il Paese...
Leggi tutto...Secondo il senso comune (vale a dire, la semplificazione volgare dell’ideologia dominante, una delle armi che permettono alla borghesia di spacciarsi come “classe generale che provvede al bene comune”), l’imperialismo sarebbe la tendenza di uno Stato all’espansione economica e territoriale.
In genere, si usa per caratterizzare polemicamente l’espansionismo politico ed economico, con i relativi corollari diplomatici e militari, di questa o quella potenza che non sia quella nella quale ci si identifica, dove si è nati e dove si vive, di cui si è fedeli e felici cittadini.
“Il nostro popolo, il nostro paese, la nostra Patria, il nostro Stato”, proclama infatti ogni borghesia nazionale, quando allaccia rapporti economici, commerciali o industriali, o culturali, con un'altra “comunità nazionale”, nel quadro di una partnership egualitaria che, garantita e tutelata da Enti & Accordi internazionali, persegue solo il “benessere di tutti i popoli” chiamati in causa…
Leggi tutto...NON BASTANO LE SFILATE! ORGANIZZARSI OVUNQUE PER UNA LUNGA E RADICALE LOTTA DI CLASSE CONTRO LO STATO DEL CAPITALE, LE SUE ISTITUZIONI E TUTTI I SUOI PARTITI!
Leggi tutto...Gli arresti domiciliari comminati, la mattina del 19 luglio, al coordinatore nazionale del S.I. Cobas e a tre dirigenti piacentini del medesimo sindacato di base, seguiti da analoghi provvedimenti ai danni di quattro attivisti dell'USB, non rappresentano solo un nuovo gravissimo attacco anti-proletario, sferrato contro chi, in tutti questi anni, nel mondo della logistica ma non solo, s'è battuto con le armi che i proletari e le proletarie di tutto il mondo hanno sempre usato per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro (scioperi, picchetti, presidi, blocchi delle merci, ecc.). Sono anche la dimostrazione di che cosa intendano per “pace sociale” la classe dominante e i suoi manutengoli (magistratura, forze del disordine, mezzi di disinformazione di massa, politicantismo di vario colore e varia natura, sindacalismo istituzionale): una “pace sociale” che è un ingrediente della “dittatura democratica” grazie alla quale il Capitale, in tutte le sue articolazioni e in maniera più o meno aperta ed esplicita, esercita il proprio potere assoluto – una “pace sociale”, difesa e giustificata dall’insieme delle leggi e dei regolamenti borghesi, che prepara la mobilitazione patriottica a sostegno delle guerre del Capitale: ciò che sta avvenendo in Ucraina è un ulteriore passo in quella direzione.
Leggi tutto...Siamo in presenza di uno svolto decisivo in cui crisi economica, crisi sociale, crisi politica e guerra convergono in un tutto denso di incognite e prospettive. Non è impresa facile districarsi tra tutti i fattori che determinano i nuovi scenari e individuare, almeno approssimativamente, la direttrice degli eventi in funzione dei loro inevitabili esiti catastrofici. In questo compito ci viene in aiuto il fondamentale lavoro di sistemazione dei capisaldi del marxismo rivoluzionario, compiuto dalla Sinistra comunista “italiana” nel secondo dopoguerra, che ci offre alcune linee di lettura. Una di queste riguarda la direttrice storica dell'”aggressione all'Europa”, espressa nell'omonimo articolo uscito nel 1949 su quello che allora era il nostro organo teorico, Prometeo, in cui si dava una valutazione del differente peso relativo degli imperialismi russo e americano.
Leggi tutto...Quando la cosiddetta “operazione militare speciale” russa in Ucraina dovesse concludersi, apparirà evidente a chi non si accontenti di guardare la realtà attraverso le lenti deformanti dell’ideologia dominante che l’eventuale “pace” (armistizio? cessate il fuoco? che altro?) sarà soltanto una pausa più o meno lunga, prima dell’aprirsi di un ulteriore capitolo nella corsa precipitosa verso un terzo macello mondiale inter-imperialista.
Indietro non si torna.
Leggi tutto...È dalla fine della Seconda guerra mondiale (il secondo massacro inter-imperialista, per essere più precisi) che il Capitale non ha smesso di insanguinare il pianeta, oltre a metterlo a soqquadro con i suoi veleni e le sue necessità di auto-valorizzazione. L'elenco delle guerre piccole e grandi che si sono succedute da allora è impressionante e dimostra, anche solo con le nere parole scritte e stampate, che il suo dominio da tempo è solo una lunga agonia distruttiva, un bagno di sangue che cresce e dilaga anno dopo anno. Quello che succede in Ucraina è l'ultimo “episodio” in ordine di tempo: ma un “episodio” che, per dimensioni e implicazioni, può solo fungere da anticamera ad altri, fino allo scoppio di un terzo massacro inter-imperialista di dimensioni mondiali.
Leggi tutto...Erano passati solo quattro anni dalla fine dell’ultimo macello mondiale, e di nuovo soffiavano impetuosi venti di guerra in Europa. I famosi muri non erano ancora stati costruiti, ma già si discuteva se l’incolumità di New York e di S. Francisco andasse difesa, sulla pelle del proletariato tedesco, sulle rive del Reno o quelle dell’Elba. Dopo quasi 80 anni, l’ubicazione è cambiata – si difenderanno la democrazia, la pace, la libertà a stelle e strisce sulle sponde del Dnepr o, più modestamente, sull’ asse euro-atlantico Danzica-Costanza? Il mondo attende trepidante l’esito della guerra scatenata in Ucraina: si fermeranno le interminabili colonne blindate russe nel Donez o avanzeranno fino a Odessa o alla Transnistria? Verranno aggrediti i paesi baltici, quelli scandinavi?
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Incontri pubblici
Roma - 23/10/2022 , dalle 09.30, incontro pubblico sul tema: "Chi aggredisce l’“Europa”? Preparare il disfattismo rivoluzionario contro la guerra imperialista" presso Lucha y Siesta - Via Lucio Sestio 10 (Metro A direzione Anagnina, fermata Lucio Sestio)